di Clara Scropetta
l'articolo è apparso sul Consapevole 16
Molti non sanno che in Italia non è la scuola ad essere obbligatoria, ma l’istruzione, e che è possibile scegliere metodi di istruzione alternativi al sistema scolastico pubblico e privato, come la scuola a casa, ad esempio.
Clara Scropetta ha scelto questa opportunità per i suoi tre figli che educa direttamente, a casa, secondo una tradizione diffusa soprattutto nei paesi di cultura anglosassone, ma scarsamente invalsa in Italia. Clara ci racconta non solo la sua personale esperienza, ma ci fornisce una panoramica completa e affascinante sui concetti di istruzione ed educazione, e sulle potenzialità dell’apprendimento spontaneo nei bambini.
La legge: diritti e doveri
Per quanto riguarda la scuola, c’è una buonissima notizia: l’Italia è uno di quei paesi del mondo in cui non è obbligatoria la scuola. Contrariamente a quello che si dice – chiamandola scuola dell'obbligo – in Italia a essere obbligatorio è un grado d’istruzione minimo, come previsto dalla legge. La Costituzione garantisce che sia un diritto e un dovere del genitore occuparsi dell’istruzione del figlio – qualora non se ne possa occupare direttamente (anche pagando un insegnante o una scuola privati), se ne prende carico lo Stato. Numerosi articoli di legge regolamentano la scuola, fermo restando che chiunque, disponendo dei necessari mezzi materiali e immateriali, ha il diritto in Italia di occuparsi personalmente dell’istruzione del figlio. Questa opzione si chiama per la legge scuola paterna, ma è più conosciuta come scuola familiare o scuola a casa. Nessun esame è obbligatorio a parte quello di licenza media inferiore, un diritto/dovere per ogni cittadino italiano. Esistono associazioni impegnate in questo ambito che forniscono informazioni aggiornate e corrette. È necessario comunicare l’intenzione di fare scuola a casa in gennaio, al momento dell’iscrizione, al direttore didattico di competenza. Un’ulteriore buona notizia riguarda il cambiamento dell’età dell’arruolamento alla scuola: mentre fino a due anni fa venivano iscritti i bambini nati nell’anno solare, ora solamente quelli che hanno compiuto sei anni entro il 31 agosto.
Gran Bretagna, Canada, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda annoverano tutti un gran numero di bambini educati a casa. I paesi anglosassoni vantano la tradizione più lunga di home schooling, e costituiscono un punto di riferimento internazionale importante. In lingua inglese esistono numerosi siti internet con forum di scambio, associazioni e pubblicazioni.
Che cos’è l’educazione
Analizzare a fondo i concetti di educazione, istruzione e apprendimento può risultare utile per poter fare una scelta oculata in merito al tipo di scuola e all’approccio pedagogico. È importante, riflettendo sul destino di proprio figlio così come in tutti gli altri aspetti fondamentali della vita, interrogarsi seriamente sui propri principi e scegliere in sintonia con essi. In generale, la forza che emaniamo è proporzionale alla sincerità interiore. Avere le idee chiare su cosa vogliamo fare, come vogliamo farlo e coerentemente farlo in tale modo, permette di trasmettere valori costruttivi e di essere fonte d’ispirazione per le persone che incontriamo. Questo è ancora più vero quando diventiamo genitori. Questa trasmissione di valori è l’educazione – un concetto molto ampio, che comincia già a partire dal momento del concepimento, e forse anche prima. Il contesto in cui è concepito un bambino entra a far parte del suo bagaglio personale; più è intriso d’amore e di unione, più il bambino potrà disporre della forza di questi valori. L’educazione continua nella gravidanza; le emozioni, le sensazioni, il benessere della madre, la situazione di coppia hanno un ruolo fondamentale, prima ancora che il bambino nasca. Poi, al momento della nascita, il bambino si attende si essere accolto nella piena soddisfazione delle sue esigenze primarie. Se ciò accade, il rispetto (è quello che gli viene dimostrato), la fiducia (si può fidare di quello che incontra), l’amore (è quello che sta ricevendo), l’unione (è quello che gli sta succedendo) andranno a far parte della sua educazione. Inoltre il valore del suo sentire sarà rinsaldato.
In seguito, nell’infanzia, tutto procede in modo identico: man mano che il bambino cresce, giorno per giorno, incessantemente raccoglie dati utili alla sua educazione, in particolare presso i suoi genitori, anche se essi non trascorrono molto tempo con lui. Per questo è molto importante ritrovare integrità morale e coerenza interiore, nonché essere sinceri con il bambino, anche quando ci si trova in difficoltà. L’educazione va ben oltre a quello che si riceve a scuola ed costituisce probabilmente una solida base per tutta la vita. I genitori sono fortemente implicati come educatori perché sono, nel bene e nel male, l’esempio da seguire: nessuno può sostituirsi davvero a loro nell’educazione dei figli, né l’asilo nido né la scuola materna o altre figure professionali.
L’educazione è quindi l’insieme di valori profondi trasmessi con tutto il cuore al bambino che sta crescendo, che lui assorbe e assimila secondo il suo senso di fiducia, più o meno intaccato dalle esperienze cui viene esposto. L’adulto che lo accudisce è la sua figura di riferimento: continua a rimanere tale, sicura e affidabile, finché si comporta come dice, dice con esattezza quello che fa e se non è stato così lo ammette. In tutti questi casi resterà una figura che il bambino seguirà spontaneamente.
Che cos’è l’istruzione?
Ben altra cosa è l’istruzione, l'acquisizione di competenze e nozioni. Ci sono competenze che senza dubbio il bambino possiede d’istinto o acquisisce in modo autonomo – per esempio succhiare il seno fin dalla nascita, sorridere e in seguito andare carponi, a camminare e a parlare. Il bambino aumenta la sua abilità per mezzo dell’esperienza diretta e affina le sue competenze giorno per giorno, a patto che venga lasciato fare e che abbia il giusto esempio, ovvero che viva tra i suoi simili. Il bambino è in grado di esplorare e quindi apprendere per conto suo una quantità enorme di informazioni. Attraverso l’esperienza il bambino si crea da solo un notevole bagaglio culturale. Per ogni essere umano è essenziale sapere cos’è la vita, conoscere le piante, gli animali, il cambiamento del tempo, la posizione del sole e della luna, e ognuno impara queste conoscenze basilari in maniera intuitiva, semplicemente vivendole.
Altre competenze sono invece più ancorate all’ambiente e alla società in cui il bambino cresce, piuttosto che essere così specifiche per la nostra specie, per così dire universali. Anch’esse tuttavia possono venire apprese in modo autonomo, semplicemente per imitazione. Finalmente siamo giunti alle nozioni che vengono apprese a scuola, nel nostro contesto. Si può supporre che la scuola sia stata istituita per questo, anche se sappiamo che tutte le popolazioni native tradizionalmente non conoscevano un “apprendimento organizzato” e ci resta un piccolo sospetto che in tempi recenti sia stato prioritario il reclutamento di forza lavoro e di conseguenza il parcheggio diurno dei figli. Comunque non tutte queste nozioni sono di specifica competenza scolastica. Il sapere relativo all’alimentazione e alla preparazione del cibo, per esempio, fortemente legato alla cultura, viene di solito acquisito in ambiente domestico. Lo stesso vale per la cura e l’igiene personale, l’abbigliamento, le decorazioni e le acconciature. Anche molte canzoni, storie e leggende vengono apprese nell'ambiente familiare. Di fatto la famiglia e la comunità in cui il bambino cresce si assumono e soddisfano gran parte della sua educazione e della sua istruzione e il ruolo che resta specifico della scuola è insegnare al bambino attività accessorie, importanti a livello culturale e sociale, per le quali il genitore non disporrebbe del tempo o delle capacità per trasmetterle al figlio. Si tratta di lettura, scrittura, matematica, di nozioni di base di geografia, storia e scienze, di attività sportive e artistiche, di familiarità con le lingue straniere e con il computer. Orbene, di quello che viene insegnato c’è ben poco che non venga usato quotidianamente nella maggior parte della famiglie, e se c’è un punto debole (per esempio le lingue straniere o l’algebra) si può supplire facilmente con un’integrazione esterna. Per quel che concerne le attività creative, artistiche, ludiche e corporee, è addirittura possibile offrire stimoli e possibilità maggiori. In conclusione un genitore, se si crea le condizioni per potersi dedicare ogni giorno un po’ a suo figlio, è sicuramente in grado di trasmettere le nozioni che vengono apprese a scuola.
Ma torniamo all’apprendimento e in particolare al suo carattere spontaneo. Il bambino come abbiamo già visto impara ed assimila tutto quello che lo circonda in modo assolutamente istintivo per emulazione, specialmente ciò che è importante nel suo ambiente sociale e culturale, o che lo interessa maggiormente in quel momento. Il meccanismo è il medesimo anche per la lettura, la scrittura, la matematica e le altre nozioni: il bambino guarda che posto ha nella vita normale quotidiana una determinata competenza, ne estrapola la sua importanza, viene invogliato ad acquisirla e la imparerà a tempo debito, quando la sua curiosità è sveglia per quel tipo di informazione.
Dalla mia esperienza deduco che non c’è motivo di dubitare che, anche senza seguire un programma e cercare di insegnare delle nozioni, il bambino comunque apprende tutto quello che gli serve. Quando si ritroverà a voler superare l’esame di terza media all’età di tredici anni, sarà in grado di occuparsi da solo delle materie da preparare e di rivolgersi al genitore se gli serve una mano. In sintesi tutto parla a favore della scuola libera (la cosiddetta no-schooling) e mette in luce come l'insegnamento non sia necessario. Vi sono diverse possibilità di occuparsi dell’istruzione dei figli e ognuno è libero di optare per la soluzione più congeniale e conveniente, senza timore di non essere all'altezza. La scuola a casa infatti può svolgersi esattamente come nella scuola classica, con banco e lavagna, seguendo un programma e un orario delle lezioni, ma anche come “scuola libera” , completamente in mano all'iniziativa del bambino, passando per tutte le varianti intermedie.
Aneddoti
Gli aneddoti hanno il merito di illustrare quanto esposto finora con immediatezza.
Chiesi a Ephrem – mio figlio, 4 anni al tempo – di andare nel pollaio a prendere le uova, nel cestino c’erano ancora quelle del giorno prima. Quando è tornato gli ho chiesto quante ne avesse trovate. Prontamente mi rispose: “Ora ce ne sono 11, prima ce n’erano 5, quindi oggi ne ho prese 6”.
Pochi giorni fa Luna, 4 anni, mi ha detto: “Adesso Ephrem ha 6 anni e io ne ho 4, quando ne avrà 10 io ne avrò 8, perché ho sempre due anni meno di lui”. A prima vista sembrano esempi banali, ma ricordiamoci che per raggiungere questo risultato delle volte gli insegnanti hanno bisogno di un anno intero di scuola.
Mio figlio è in grado di disegnare con buona approssimazione la mappa della terra, conosce bene la cultura di diverse popoli nativi (in particolare nordamerica, artico, amazzonia), sa fare il pane con la pasta madre, è in grado di raccogliere diverse erbe selvatiche commestibili, è appassionato di vulcani, si interessa alla vita del mare e alla navigazione a vela, sogna di imparare a cavalcare, improvvisa deliziosamente canzoni ancestrali “inventate” da lui che ricordano quelle del popolo sami o dei nativi americani.
Vi sono altri aspetti dell’educazione che ci danno un’idea precisa di cosa significhi avere in chiaro per davvero cosa desideriamo trasmettere ai nostri figli. Per esempio l’educazione sessuale.
Un episodio emblematico riguarda il ciclo femminile. Non uso più assorbenti usa e getta per le mestruazioni, bensì delle pezzuole di flanella, questo significa che una volta al mese compare nei pressi della nostra stanza una bacinella per metterle in ammollo. Pochi giorni fa, inosservata, ho potuto gustarmi la conversazione tra mia figlia Luna e un altro bambino di 5 anni, mentre contemplavano la bacinella. Con il viso pieno d’orgoglio mia figlia disse: “La mia mamma ha il sangue”. Di fronte allo stupore dell’amico, gli spiega: “Una volta al mese, perché non ha il bambino nella pancia, le viene il sangue. È molto buono sai, pieno di sostanze nutrienti. L’acqua rossa poi la dai alle piante per farle crescere meglio”. Mi sono resa conto d’un tratto di averci messo 35 anni per arrivare a questa consapevolezza, mentre mia figlia, a soli 4 anni, è orgogliosa del sangue mestruale, le piace, lo può guardare, annusare.
Quando Letizia, una deliziosa ragazza brasiliana, è stata a casa nostra per aiutarci dopo la nascita di Taro, Ephrem le diceva: “Dai, andiamo a scuola!” e la portava nell’orto, dove, seduto a terra e guardandosi intorno, le raccontava delle piante e di quello che esse gli avevano insegnato.
Garantire tempi e spazi
A mio avviso, il successo nell’accompagnare un bambino durante la sua crescita – senza inibire le naturali curiosità e creatività, senza castrare le sue inclinazioni naturali – non dipende tanto dalla scelta specifica tra scuola pubblica e privata o dal metodo scelto per la scuola in casa, quanto dal fatto che siano garantiti i tempi e gli spazi idonei affinché lui possa esprimersi ed esplorare autonomamente. Per tempi intendo almeno alcune ore al giorno di libertà e copiose vacanze, per spazi un ambiente ricco di stimoli naturali e umani, di incontri e di attività. I risultati per quel che riguarda la capacità di discernimento e la coerenza nello stile di vita del bambino dipendono invece principalmente dall’integrità morale dei suoi genitori che si rispecchia inesorabilmente nella loro autorità naturale (e non coatta!).
Per quel che mi riguarda, mi sento di affermare che un sistema di apprendimento basato sugli esami ferisce la dignità umana e denigra l’individuo.
INFO
L’intervento di Clara Scropetta è tratto dall’intervento “L’apprendimento spontaneo nel bambino”, trascrizione dell’incontro tenuto alla Festa della Natura (Rio Saliceto, 22 settembre 2007) apparsa nella sua versione integrale sul giornale del CIR.
Clara Scropetta è nata nel 1966 a Trieste, è laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche e madre di tre figli. Grazie all'esperienza diretta personale e allo studio autodidatta multidisciplinare, si è specializzata nella fisiologia della maternità. Attualmente il suo lavoro di divulgazione e condivisione comprende: pubblicazioni, traduzioni, organizzazione e animazione di incontri e seminari, consulenza e accompagnamento. Promuove attivamente il sostegno alla madre, il concepimento consapevole, il parto e la nascita indisturbati, il contatto continuo, l’allattamento a richiesta a termine, l’igiene naturale del bambino, l’immunità naturale, l’apprendimento spontaneo, ma anche una coscienza ecologica integrale.
Fonte
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