Sunday, December 18, 2011

Castel del Monte e i suoi segreti




Castel del Monte, nel rispetto di una tradizione esoterica, è un concentrato di sìmboli cosmici e quindi di implicazioni astronomiche, geografiche, matematiche e geometriche:

  • Tutti gli spazi conclusi del castello (cortile, sale, circonferenza circoscritta al manufatto, recinzione esterna ottagonale, vasca del cortile) sono scanditi dal Sole, mediante ombre reali e teoriche, all’ingresso dell’astro nei segni zodiacali.

  • Un giuoco di diagonali condotte nel cortile schiude un angolo di 47 gradi pari a quello del cono della precessione degli equinozi e quindi doppio dell’angolo d’inclinazione dell’asse terrestre rispetto all’asse dell’eclittica. Chiara allegoria della Terra perché è questa inclinazione dei suo asse a determinare l’avvicendarsi delle stagioni e i conseguenti ritmi della vita animale e vegetale.

  • La latitudine su cui sorge il castello ed il valore della culminazione del Sole all’equinozio sono racchiuse nel triangolo formato dall’altezza della parete Sud del cortile, dalla larghezza del cortile stesso e dall’ipotenusa ideale che congiunge questi due elementi.

  • Soltanto a tale latitudine i punti dell’orizzonte in cui sorge e tramonti il Sole alle date dei solstizi, congiunti idealmente tra loro, tracciano un rettangolo in rapporto aureo del quale Castel del Monte si colloca al centro.

  • E soltanto a quella latitudine l’ombra di un bastone piantato verticalmente, rilevata un’ora prima e un’ora dopo mezzodì nel giorni degli equinozi, spazza un angolo di 45 gradi che, aperto al centro di una circonferenza, sottende una corda che è lato dell’ottagono. E Castel del Monte è un ottagono.

  • Inoltre significativa è la presenza massiccia nel monumento della divina proporzione o rapporto aureo col relativo numero d’oro che ritroviamo, già prima di entrare, nel timpano del portale (un triangolo isoscele in cui i lati sono sezione aurea della base), nonché negli archi ciechi che affacciano dal piano superiore nel cortile, nelle sale trapezoidali dove il lato minore è sezione aurea di quello maggiore, ecc.




Tutte queste correlazioni col Cielo e con la Terra, nonché l’impiego del numero d’oro e della divina proporzione erano sempre presenti nei monumenti antichi che dovevano assolvere una funzione sacra o comunque misterica e Castel del Monte, che probabilmente doveva simboleggiare la fusione delle tre religioni monoteiste (cristiana, ebraica e musulmana) fondeva già nella stia struttura le leggi dell’universo: astronomia, matematica e geometria. Obbedendo perciò il castello ai rapporti dettati dal Sole e dalla matematica non poteva tener conto di un modulo di misura che fosse applicato in tutte le sue parti perché la progettazione non era a discrezione di un architetto, ma era soltanto sviluppo armonico di premesse geometriche.



Tuttavia un modulo di misura iniziale c’è, anche se cede subito il passo al dettati geometrici che fanno sbocciare il castello letteralmente come un fiore, e vedremo che è anche il modulo più proprio, il più coerente, il più nobile e, diciamolo pure, il più sacro. Osserviamo innanzi tutto come nasce il castello da questa elaborazione geometrica che, peraltro, coesiste con le cadenze astronomiche confermandoci che gli antichi costruttori conoscevano segreti che consentivano loro, nell’edificazione di monumenti di particolare significato, di armonizzare le leggi della matematica e della geometria con quelle naturali dell’astronomia e della geografia.



Cdmonte16.jpg (24249 byte)Tracciamo quattro rettangoli in rapporto aureo, cioè che abbiano il lato maggiore e quello minore nel rapporto di l,618 (come dire che se dividiamo il lato più lungo per 1,618 otteniamo quello più corto) e disponiamoli in croce in modo da ottenere una croce greca ed una croce di S. Andrea sovrapposte tra loro. Ma immaginiamo di essere noi i costruttori del castello, i protomagistri del medio evo, e di trovarci sul cantiere dei lavori dove ora sorge Castel del Monte e di disporre del pianoro su cui lavorare. Disegniamo quindi sul terreno i quattro rettangoli detti prima dando loro delle misure e precisamente m 22 per i lati corti e m 35,60 per quelli lunghi (il perché di queste misure lo scopriremo alla fine).







Cdmonte17.jpg (28998 byte)
I quattro rettangoli in rapporto aureo, disposti come nella figura sopra, tracciano due ottagoni, uno interno e uno esterno (in grassetto). Essi determinano la posizione delle pareti interne ed esterne delle sale. I triangoli isosceli che sporgono fuori dell’ottagono maggiore determinano con la loro altezza lo spessore delle cortine del castello e con la lunghezza dei cateti la misura dei lati delle torri ottagone. Infine una serie di rette condotte dal centro della figura e passanti per i punti di contatto dei triangoli accoppiati determinano la forma trapezoidale delle sale.
Cdmonte18.jpg (49765 byte)
Rilievo di base del castello. Gli spigoli dei rettangoli in rapporto aureo coincidono con l’innesto delle cortine alle torri complete di zoccoli.
Noteremo subito che al centro si disegna un ottagono ed un secondo ottagono si traccia alla periferia. Questi due ottagoni saranno le pareti delle sale del castello. Ma non basta perché i triangoli isosceli, nel disegno evidenziati in nero, con le loro altezze determineranno lo spessore delle cortine, ossia dei muri esterni del castello e con la lunghezza dei cateti quella che deve essere la lunghezza del lato di ogni torre misurata alla base e cioè con gli zoccoli. E le torri dovranno necessariamente essere ottagonali perché l’impone l’angolo di 135° che si apre tra le coppie dei triangoli. Non è finita perché se dal centro della composizione conduciamo delle rette che passino per i punti in cui le coppie dei triangoli si congiungono, otteniamo il disegno trapezoidale delle sale.

Appare chiaro che abbiamo fatto della geometria e che questa elaborazione possiamo realizzarla più grande o più piccola a seconda che più grandi o più piccoli siano i rettangoli in rapporto aureo che usiamo all’origine. Ma per ottenere Castel del Monte nelle dimensioni in cui lo vediamo ora abbiamo dovuto tracciare dei rettangoli con un lato di 22 m e l’altro di 35,60.



E siamo giunti alla soluzione del giallo. Quei 22 metri del lato minore del rettangolo che rappresenta la sezione aurea del lato maggiore e quindi l’essenza della divina proporzione tanto onorata dagli antichi, altro non sono che 40 cubiti sacri di cm 55 ciascuno, ossia la misura usata da Salomone per l’edificazione del Tempio di Gerusalemme.



Due perciò sono le cose che si impongono alla nostra riflessione: la prima è che il castello nel suo sviluppo geometrico non può tener conto di singole misure prestabilite per le singole parti, ma deve seguire un tracciato obbligato. La seconda è che dovendo dare necessariamente un valore alla matrice di partenza, nel nostro caso il lato minore dei rettangolo in rapporto aureo, si è scelto il cubito sacro di Salomone con tutte quelle significazioni esoteriche che ne discendono e son fin troppo ovvie per soffermarcisi. Ma perché quaranta?



Il numero 40 è particolarmente simbolico nel Vecchio e nel Nuovo Testamento e sta a significare l’aspettativa e la penitenza. Quaranta giorni durarono le piogge del diluvio Universale. Dopo che le piogge terminarono e le acque cominciarono a decrescere e l’arca si arrestò sul monte Ararat, Noè attese quaranta giorni prima di mandare fuori il corvo. Quaranta giorni trascorse Mosè sul monte Sinai quaranta giorni durò il digiuno d’Elia. Anche il digiuno di Gesù durò quaranta giorni e quaranta giorni di preavviso dette Giona alla città di Ninive prima della sua distruzione, peraltro scongiurata perché i niniviti trasformarono i quaranta giorni in digiuno e penitenza. Quaranta sono i giorni della quaresima e quaranta i giorni che trascorrono dalla Resurrezione all’Ascensione di Gesù. Anche Pitagora digiuno quaranta giorni, prima di morire nel tempio delle Muse a Metaponto, secondo una delle tante versioni della sua morte. Infine quaranta furono gli anni trascorsi nel deserto dagli Ebrei.



Appare chiaro che questo numero si lega all’attesa, alla penitenza, alla purificazione in vista di una conquista, del raggiungimento di una meta che esige delle prove e non si concede gratuitamente. Stando così le cose nel numero quaranta potrebbe anche essere racchiusa la risposta sulla funzione segreta di Castel del Monte tanto idoneo - così isolato - alla meditazione collettiva con tutte le sue sale circondate da sedili in pietra, senza cucine, forni, dispense, cantine, senza alcuna vera comodità all’infuori dei servizi igienici.



Se Castel del Monte era veramente destinato ad ospitare, come un grande pensatoio, i cavalieri della spiritualità, soli demiurghi tra l’immanente e il trascendente, il numero quaranta (la purificazione) era il solo numero deputato al tracciamento dei solco dal quale avrebbe preso corpo un altro numero, ripetuto e riecheggiato nell’architettura dei castello, il numero otto, l’infinito. Quando divenne impossibile continuare a sostenere per Castel del Monte la funzione militare, si ripiegò sul castello di caccia perché Federico II amava la caccia e per tale uso aveva già costruito altre dimore. Ma a parte la discutibile agibilità del manufatto per i motivi pratici che sono stati già molte volte ripetuti, riesce inspiegabile per una residenza di caccia tanta astronomia, tanta geometria, tanta matematica e tanto simbolismo cosmico.



Ora si aggiunge anche l’utilità di misura lineare adottata, il cubito sacro, che a sua volta ci risospinge verso quelle costruzioni a carattere iniziatico ed esoterico che si inserivano naturalmente nel tipo di cultura dell’epoca, nel fermenti filosofici e religiosi del momento. Inoltre era il tempo del grande Fibonacci, il matematico italiano, Il Leonardo da Pisa che aveva introdotto in Occidente i numeri indoarabi e discuteva con Federico Il e gli scienziati della sua corte dei più astrusi problemi matematici. In questo quadro, arricchito dalla prepotente presenza araba nel campo delle scienze, ed alla luce delle meravigliose testimonianze tangibili che Castel del Monte ci offre, questo monumento già tanto ammirato, esige che oltre essere ammirato sia capito nella sua essenza e riproposto nel suo giusto valore e noi pugliesi che lo vantiamo nel nostro territorio abbiamo il dovere di presentarlo nel suo vero, profondo significato di libro di pietra che racchiude in sé le più raffinate conoscenze scientifiche del 13° secolo.

Fonte

Castel del Monte tempio iniziatico

No comments:

Post a Comment