Tuesday, January 26, 2010

A doua etapa a dietei, a doua zi


  • ore 8:   200 ml lapte se soia cu cafea

  • ore 10:   157 g seitan cu 180 g sfecla rosie

  • ore 12:   50 grame linte fierte cu marar

  • ore 14:   100 g cacciota, 50 g rucola, 6 ml ului de in si 200 g conopida fiarta


Total:   912 calorii si 87,8 g proteine

Ma scuz pentru eventualele texte in engleza, italia si franceza.

Mi-e imposibil sa traduc totul asa ca sunt constransa sa le postez asa cum le gasesc, adica in limba originara.

Ci sono però alimenti in grado di riequilibrare l'azione della leptina quali i super-cibi: la frutta, in particolar modo quella rossa e blu (ciliege, mirtilli, melagrana), la verdura (le crucifere come i cavoli, la verza la rucola e quelle a bulbo come la cipolla), le spezie e gli aromi (basilico, cannella, cardamomo, chiodi di garofano prezzemolo e zenzero). Tra i supercibi ci sono anche il pesce, lo yogurt, l'albume e il thè verde. Le proteine naturalmente saranno prese dal pesce e dalle uova, da consumare almeno tre volte a settimana.

Sursa

Leptina
Sebbene non sia ancora stata dimostrata una effettiva secrezione di leptina da parte della mucosa gastrica, è stato ipotizzato che l'ormone possa essere secreto dall'apparato gastroenterico, forse in risposta al pasto. La leptina, quindi, potrebbe essere uno dei fattori endocrini coinvolti nella genesi della sazietà post-prandiale. In realtà, non sembra che l'assunzione di cibo modifichi in maniera sensibile le concentrazioni circolanti di leptina (Rotella et al., 1999).


Sursa




FISIOLOGIA DEL CONTROLLO DEL PESO CORPOREO
Il controllo dell'appetito, e di conseguenza del peso corporeo, costituisce una funzione fisiologica complessa che e' stata chiarita soltanto nel corso degli ultimi 15 anni. Lo stimolo a mangiare e' controllato dalla regione del cervello chiamata ipotalamo (e precisamente dai suoi nuclei ventro-mediale e paraventricolari) mediante la secrezione di neuromediatori di natura polipeptidica chiamati neuropeptidi Y. Un aumento della secrezione di questi causa la sensazione di fame e induce l'individuo a mangiare.
Il tessuto adiposo produce a sua volta un ormone di natura polipeptidica chiamato leptina. La sequenza della leptina e' codificata dal gene Ob (per obesita') e varianti genetico poco o affatto funzionali del gene portano all'obesita' ereditaria, studiata nel topo (ne esiste una forma analoga nell'uomo ma e' rara). La leptina e' prodotta in misura proporzionale al tessuto adiposo presente e segnala all'ipotalamo lo stato delle riserve adipose disponibili; il suo effetto e' quello di inibire la biosintesi ed il rilascio del neuropeptide Y [5].
In breve, la regolazione dell'appetito nei mamiferi e' basata su un meccanismo a retroazione per il quale una carenza di adipe si traduce in una ridotta produzione/secrezione di leptina ed un aumento della produzione/secrezione di neuropeptide Y con conseguente sensazione di fame. Per contro un aumento dell'adipe comporta aumento della produzione/secrezione di leptina, calo della produzione/secrezione di neuropeptide Y e diminuzione dello stimolo della fame.
Questo sistema di regolazione presenta due punti deboli, che favoriscono l'insorgenza ed il mantenimento della condizione di obesita'. In primo luogo la regolazione mediata dal tessuto adiposo e' attiva su tempi medi e lunghi: la sensazione di sazieta' alla fine di un pasto abbondante non dipende dalla leptina ma da altri stimoli, meno precisi (distensione gastrica, glicemia, etc.). Di conseguenza lo stimolo ad interrompere un pasto puo' venire molto dopo che la quantita' di alimenti necessaria e' stata ingerita: nel corso del pasto tendiamo a mangiare di piu' del nostro fabbisogno. In secondo luogo l'ipotalamo si adatta ai livelli di leptina circolante: cioe' se noi aumentiamo di peso poco ma bruscamente, nello spazio di qualche giorno o qualche settimana, proviamo una sensazione di sazieta' e di disgusto del cibo che ci induce a ridurre l'apporto calorico; ma se aumentiamo di peso gradualmente, su una scala temporale di mesi o anni l'ipotalamo si adatta all'aumento della concentrazione di leptina circolante e considera "normale" un peso corporeo relativamente elevato (quindi l'appetito viene mantenuto). Tutti abbiamo esperienza di questo: ad esempio nel corso delle feste natalizie la cultura del nostro paese prevede pranzi e cene abbondanti e noi spesso ci sentiamo sazi e proviamo disgusto del cibo; invece se mangiamo piu' del necessario poco per volta, anziche' nello spazio di pochi giorni, non ci accorgiamo di ingrassare e non proviamo disgusto del cibo.


Sursa

Referitor la legenda "toate grasimile sunt sanatoase"

Una patatina tira l'altra: i cibi grassi non saziano mai


Mercoledì 16 Settembre 2009 23:49 Simona Falasca





L'appetito vien mangiando diceva un proverbio. E, a quanto pare, sembra che sia proprio così, se a venir ingurgitati sono cibi ricchi di grassi saturi che manderebbero in tilt il cervello e "ucciderebbero" il senso di sazietà. Insomma, quella ricorrente impressione di "stomaco dilatato" che compare ogni qual volta esageriamo con la forchetta e che ci farebbe continuare a mangiare a oltranza anche nei giorni a seguire, da oggi ha una spiegazione scientifica.



A fornirla un studio dei ricercatori del Soutwestern Medical Center dell'Università del Texas pubblicato sul "Journal of Clinical Investigation" che hanno dimostrato come i grassi di alcuni alimenti "corrompano" il nostro cervello per spingere il corpo ad ignorare i segnali che regolano il senso di sazietà, evitando di farci "ingozzare" di cibo in eccesso.

In pratica, leptina e insulina, quei fantastici ormoni che solitamente intervengono nella regolazione del peso e "suggeriscono" allo stomaco che è ora di smettere di mangiare, vengono messi letteralmente KO da pasti ricchi di grassi. Perrmettendo, così, alla pancia di "rimanere capanna", in quanto lo stomaco continua a ricevere il messaggio sbagliato, quello di avere ancora fame.

«Normalmente il nostro corpo ci dice quando ne ha abbastanza, ma questo non accade nel caso di cibi particolarmente buoni», spiega la Deborah Clegg, la scienziata che ha coordinato la ricerca condotta sui roditori. Il team di scienziati della Clegg, somministrando tre diversi tipi di grassi nel cervello di alcuni topolini - gli acidi grassi monoinsaturi, l'acido oleico (nell'olio di oliva) e l'acido palmitico (presente in cibi come burro, formaggi, latte e carne), hanno riscontrato come a contribuire particolarmente a mandare in tilt il cervello e a compromettere il lavoro degli "ormoni salva-linea" sia proprio l'acido palmitico, presente in grandi quantità negli alimenti ricchi di grassi saturi».

Oltre a fornire un alibi per i sensi di colpa di tutti noi che avevamo da sempre imputato alla nostra ingordigia quella "continua voglia di qualcosa di buono" e averci forse redento da uno dei sette vizi capitali, lo studio, anche se condotto su animali, conferma quello che già da tempo nutrizionisti di tutto il mondo raccomandano, ovvero di limitare al minino i grassi saturi, presenti principalmente negli alimenti di origine animale.

Sursa

Si ca sa vedeti ce m-a costat pe mine leptina asta am sa pun poze cu ce am in casa, de mi le vede mandrul dau de....Pot sa fie foarte bine incluse si in categoria "de ce nu vor purceii la gradinita".




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